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"Omo che è saggio non corre leggero"


Influencers per tutte le stagioni oppure di stagione? Meta Influencers?

La questione da porsi è sempre attuale perché, se state riscrivendo il vostro BrandBook, avrete di certo valutato o vi avranno proposto di far ricorso anche agli influencers. Certo, questi sono ancora i novelli digital opinion leaders sebbene il loro “ utilizzo” risulti ancora molto variegato e variabile da parte dei Brands e delle aziende stesse.

Per quale motivo? In precedenza, ho sollevato il tema in base al quale, nella individuazione dei suddetti, sia più semplice ed immediato ma non sia più attuale ed efficace far riferimento al mero criterio quantitativo ovvero, parafrasando, – tanti followers tanto onore.

Senza ribadirlo troppo, tale criterio è tanto funzionale quanto limitato negli effetti perché una scelta ponderata deve seguire delle logiche precise.

Immaginiamo la richiesta da parte di un Brand di ingaggiare uno o più influencers, mio suggerimento, sceglietevi un profilo micro influencer, per pubblicizzare un prodotto oppure un servizio e, visto il periodo attuale, magari in ottica di rilancio.

Nel caso suddetto, il lavoro che, il " buon marketing manager di famiglia" ed il gruppo che lo supporta debbono fare inizia da due domande fondamentali:

- Come fare la ricerca? -Come individuare il soggetto oppure i soggetti più adatti?

  • Primo criterio da utilizzare: ascoltare il proprio bacino di utenti le persone parlano, commentano,i nteragiscono, criticano ed apprezzano. Questo flusso di dati va monitorato costantemente e raccolto per essere studiato ed interpretato. Un tesoretto di informazioni e propensioni a voler partecipare ed a voler essere di aiuto fornite dai diversi soggetti sulle quali preparare strategie e lanci commerciali.
  • Secondo criterio: personalizzare la comunicazione ovvero sebbene il concetto sia intellegibile dai vari utenti, le parole “suonano” e vengono percepite in modo diverso a seconda sia delle fasce di età, interessi, gusti e gruppi sociali. Quindi anche per il medesimo prodotto ci sono caratteristiche ed impieghi che vanno evidenziati in modo diverso.
  • Terzo criterio: non subito e non per tutti; il ruolo affidato ad un influencer è importante e delicato perché non è solo il testimonial di una azienda ma ne veicola qualità e valori. i rapporti solidi si costruiscono nel tempo, quindi bisogna prima creare empatia e fiducia con un utente per poi affidargli il compito di “spendersi” per l’ azienda.
  • Il Rischio testimonial fine a sè stesso e di vantaggi solo a favore del suddetto è sempre in agguato e va evitato perché si rivelerebbe un investimento sprecato.

  • Quarto criterio: osservare tanto fuori quanto dentro; ho parlato spesso di cliente esterno quanto di cliente interno perché spesso le caratteristiche e le peculiarità dei dipendenti possono essere sfruttate anche in ambito pubblico.

L ‘ambassador, per usare un termine conosciuto si può individuare sia nell’autorevole utente esterno che nel dipendente in grado di far trasparire competenza e genuinità nei suoi interventi. Come anzidetto, ascoltare il proprio bacino di utenti è essenziale ed altresì proficuo.

Ritengo sia superfluo ricordare che tali criteri vadano applicati giorno dopo giorno per dare dei risultati e che la ricerca degli influencers , quella che porta risultati duraturi, è tanto lunga quanto costante.

Tirando le somme:

  • l’influencer per tutte le stagioni è di certo affidabile ma è forte il rischio che avvantaggi più la propria visibilità a discapito di quella dell’azienda.
  • L’influencer di stagione invece richiede un investimento di tempo e risorse più lungo ma ha il pregio, di essere più duraturo nei risultati e nell'efficacia del messaggio che si vuole trasmettere.

Ieri è già oggi ed oggi è già domani quindi è inutile aspettare.

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